Siamo abituati a sentire “mi sono laureato in…”, “gli hanno conferito la laurea ad honorem”, “finalmente ti sei laureato”, ma da quale termine deriva la parola laurea? Ma soprattutto perché utilizziamo proprio questo termine anziché un altro? Ve lo spieghiamo in questo articolo.
Etimologia
L’italiano è una lingua romanza il che sta a significare che è figlia del latino, per quanto le strutture grammaticali dell’italiano moderno siano completamente differenti dall’ormai lingua definita morta, molte parole attuali derivano da essa. Il lessico legato al mondo accademico è intriso di termini di derivazione latina, facciamo qualche esempio:
- La Pergamena termine con il quale intendiamo il foglio fisico che attesta la laurea deriva dalla parola latina Pergamèna che a sua volta deriva dalla greca Pergamènene.
- Il termine Papiro con il quale omaggiamo in modo goliardico il laureato deriva dal latino Papyrus che, come per la parola Pergamena, deriva dal greco Pàpyros.
- Una volta conseguita la laurea si viene proclamati Dottori nel proprio percorso di studi, ma indovinate un po’ da quale lingua deriva questa parola? Esatto dal latino precisamente dal verbo Docère cioè insegnare.
- Il Gufo portafortuna legato alla saggezza della Dea Atena, il regalo per eccellenza dei laureati ha una doppia derivazione la prima dal latino classico Bubo la qual parola poi ha avuto una trasformazione nel latino tardo-antico in Gufo.
- Altro portafortuna tra i più regalati ad una neo-laureata è la Coccinella termine che deriva dalla parola latina Coccinus > di colore rosso scarlatto.
- Qual è lo strumento portatore di cultura? Il Libro che deriva dal latino Liber ma che in origine indicava la parte interna della corteccia dalla quale poi veniva realizzata una prima forma di foglio disseccato sul quale poter scrivere.
Dopo aver analizzato insieme un po’ di storia della lingua, non sarete sorpresi di sapere che anche il termine Laurea deriva dal latino, infatti, i nostri antenati per riferirsi alla pianta di alloro utilizzavano i termini Laurus Nobilis (che è stato mantenuto tale e quale in botanica) e con tale pianta intrecciata a mo’ di corona venivano cinti i capi delle persone degne di saggezza ed onore (ed è per questo motivo che spesso quando ci capita di vedere una riproduzione del volto di Dante il Sommo Poeta vediamo posta sul suo capo una corona di alloro), pratica tutt’ora rimasta in voga in tutti gli Atenei.